L’unica vera sorpresa degli ottavi di finale del Mondiale è arrivata ieri pomeriggio: la Spagna, ritenuta da molti come una delle possibili pretendenti alla vittoria finale, è stata eliminata ai rigori dal Marocco. Gli uomini di Luis Enrique non sono riusciti a segnare neppure dal dischetto, 3-0 il finale a favore della nazionale nordafricana.
La delusione spagnola
E dire che il Mondiale era partito col roboante 7-0 al Costarica, seguito dalla buona prova contro la Germania (1-1). Alla fine, però, la Spagna è ricaduta nei suoi atavici difetti: contro una squadra ben chiusa e ordinata in difesa, gli iberici non hanno saputo trarre vantaggio dall’ossessivo possesso palla (attorno all’80%) mantenuto per 120 minuti. Fa così discutere la scelta iniziale del c.t. spagnolo di mantenere in panchina, fino all’ora di gioco, l’unico vero centravanti presente in rosa, Morata.
Le critiche piovono copiose in queste ore, la realtà è che le ultime 3 eliminazioni della Spagna nei grandi tornei internazionali hanno molto in comune: contro Russia (2018), Italia (2021) e Marocco (2022) le “furie rosse” hanno sofferto oltremodo le difese asfissianti delle rivali, senza trovare un piano B. Insomma, quasi naturale che Luis Enrique oggi sia sulla graticola.
Contratto in scadenza
Il contratto dell’ex allenatore della Roma scade a fine dicembre, la federazione ha già inoltrato diverse offerte per il rinnovo, tutte rispedite al mittente. Ieri, dopo l’eliminazione, il diretto interessato non ha fornito indizi sul suo futuro ma si fanno sempre più insistenti le voci di un suo futuro all’Atletico Madrid, dove l’era Simeone sembra sia giunta al capolinea.
Il presidente Rubiales, comunque, sembra determinato a proseguire con l’asturiano, consapevole che il giudizio sulla gestione deve essere più generale. La crescita della nazionale negli ultimi anni è stata evidente e tanti giovani sono già diventati punti fermi del gruppo.
Nel caso in cui Luis Enrique dovesse salutare, circola il nome di Marcelino, ex Villarreal. Una candidatura comunque sorprendente viste le differenze enormi rispetto allo stile di gioco imposto negli ultimi due decenni dalla “roja”.
Alfonso Grembiule
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